Cyber Investigation: ricostruzione di un attacco informatico reale

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Un incidente informatico può avere conseguenze devastanti, soprattutto quando colpisce sistemi critici all’interno di un’infrastruttura industriale.

In questo articolo analizziamo passo dopo passo un attacco reale che ha coinvolto un’azienda del Nord Italia, culminando nell’installazione di un ransomware e nella completa interruzione operativa.

Lo scopo è ricostruire le tecniche e le fasi dell’attacco per comprendere le debolezze sfruttate e suggerire contromisure efficaci.

 

Giorno 1 – Ingresso tramite vulnerabilità di firewall

L'attacco ha avuto inizio sfruttando una vulnerabilità nota all'interno del firewall aziendale. I criminal hacker, durante la fase iniziale di ricognizione (reconnaissance), individuano punti deboli sfruttabili nell’infrastruttura IT per pianificare l’intrusione. Questa fase è essenziale per raccogliere informazioni sulle tecnologie utilizzate, le configurazioni e le esposizioni critiche.

Una gestione efficace delle vulnerabilità deve fondarsi su meccanismi di scansione continua (continuous scanning), in grado di rilevare tempestivamente le falle prima che vengano sfruttate. Va sottolineato che la presenza di una vulnerabilità non equivale automaticamente a un attacco in corso, ma rappresenta un rischio latente che va gestito in modo proattivo.

 

Giorno 5 – Compromissione tramite phishing

Pochi giorni dopo il primo accesso, un secondo vettore di intrusione è stato utilizzato con successo: l’ingegneria sociale. Un utente aziendale è stato vittima di un attacco di phishing, consentendo l’accesso tramite credenziali VPN compromesse. Questo evento sottolinea l’importanza della cyber awareness: la sicurezza non può prescindere dal coinvolgimento attivo degli utenti, che devono essere formati e preparati a riconoscere minacce digitali.

Tuttavia, è altrettanto essenziale evitare che l’errore umano sia un punto di rottura. Le architetture moderne devono includere sistemi integrati e agnostici che unificano la gestione della sicurezza in tutti i domini digitali dell’organizzazione, garantendo così resilienza anche in caso di errori umani.

 

Giorno 12 – Attacco brute force interno

Una volta ottenuto accesso alla rete interna, gli attaccanti hanno avviato un attacco brute force da una connessione VPN verso i server interni. Questa tecnica è utilizzata per tentare l’escalation dei privilegi e individuare account con autorizzazioni più elevate. Parallelamente, gli attori malevoli eseguono scansioni laterali (movimenti est-ovest) per mappare la rete interna, identificare ulteriori bersagli e pianificare le prossime mosse.

Per rilevare questi comportamenti anomali, è essenziale implementare soluzioni di intrusion detection (IDS) e cyber deception, come honeypot e sistemi di comportamento simulato, capaci di intercettare movimenti sospetti all’interno dell’ambiente di rete.

 

Giorno 47 – Exploit ZeroLogon e attacco ai Domain Controller

Con un’escalation progressiva, i criminali eseguono un exploit noto come ZeroLogon contro il Domain Controller aziendale. L’obiettivo è l’ottenimento di credenziali amministrative, in particolare di Golden Ticket Kerberos, che consentono accesso permanente e privilegiato all’intero dominio Active Directory.

Questo tipo di attacco rappresenta uno degli scenari più critici per una rete aziendale. La prevenzione richiede:

  1. Patch management efficace e continuo.

  2. Sistemi avanzati di rilevamento comportamentale, basati su AI e machine learning, capaci di riconoscere tattiche, tecniche e procedure (TTP) degli attaccanti.

  3. Modelli comportamentali personalizzati, in grado di distinguere attività lecite da quelle potenzialmente malevole.

 

Giorno 58 – Attacchi distribuiti e valutazione dati sensibili

Il giorno 58 segna un'escalation tattica: gli attacchi brute force si moltiplicano su più server. In questa fase, gli attori malevoli cercano di comprendere il valore dei dati presenti: asset industriali, informazioni riservate, comunicazioni aziendali. L’obiettivo può essere duplice: cifrare i dati per richiedere un riscatto oppure esfiltrare le informazioni da rivendere nel dark web o utilizzare per frodi future.

L’analisi del comportamento interno alla rete diventa quindi una componente fondamentale per comprendere intenzioni e target degli attaccanti, consentendo una risposta più mirata.

 

Giorno 72 – Attacco finale: rilascio del ransomware

Alla fine dell’operazione, gli attaccanti sfruttano una sessione RDP compromessa da un IP VPN per eseguire il ransomware finale. I server vengono cifrati e l’operatività aziendale viene bloccata. In questi casi, l’intervento tempestivo di professionisti esperti in incident response può fare la differenza, ma è fondamentale non arrivare a questo punto.

 

Dalla remediation alla resilienza

Il caso analizzato evidenzia come un attacco ben orchestrato si sviluppi in più fasi, su più livelli, sfruttando vulnerabilità tecniche, errori umani e lacune nei processi di difesa. La domanda chiave a cui ogni azienda dovrebbe rispondere è: Come posso accorgermi di un attacco prima che il ransomware venga eseguito?

La risposta risiede nell’aumento della cyber resilience, ovvero nella capacità di mantenere operativo il business anche durante un attacco in corso. Questo obiettivo si raggiunge implementando:

Il paradigma moderno della sicurezza informatica non è più la semplice prevenzione dell’attacco, ma la capacità di rilevarlo e rispondere efficacemente, minimizzando l’impatto e garantendo la continuità del business. Solo attraverso un’azione sinergica tra tecnologia, processo e cultura aziendale sarà possibile affrontare le minacce cyber in modo efficace e sostenibile.

Di Luca Bonora - CYBEROO Evangelist

 

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