Sovranità Cyber Europea: perché scegliere soluzioni UE è strategico

La crescente instabilità geopolitica e l’aumento delle minacce informatiche rendono urgente rafforzare la sovranità cyber europea. Vediamo perché affidarsi a soluzioni UE è oggi una scelta strategica per le aziende, analizzando criticità e rischi delle tecnologie extra UE e chiarendo il ruolo della normativa europea nel garantire sicurezza, trasparenza e controllo dei dati.

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Il cyberspazio evolve a un ritmo che sfida perfino le tecnologie progettate per gestirlo. Gli attacchi informatici aumentano in sofisticazione e frequenza, colpendo settori essenziali come energia, trasporti, sanità, finanza e difesa. In questo scenario, la cybersecurity non può più essere considerata una funzione meramente tecnica: è un fattore strutturale di sicurezza nazionale, stabilità geopolitica e continuità economica.

Gli eventi internazionali recenti, incluso il conflitto in Palestina e Ucraina, hanno reso evidente quanto la resilienza digitale sia ormai una condizione imprescindibile per preservare il funzionamento delle infrastrutture critiche. Parallelamente, l’Unione Europea ha riconosciuto l’urgenza di ridurre la dipendenza da tecnologie non europee e di sviluppare un ecosistema digitale autonomo, normato e coerente con i valori comunitari.

La cosiddetta sovranità digitale europea non implica chiusura o protezionismo, ma la capacità dell’Europa di scegliere, governare e controllare le tecnologie che utilizza, limitando l’esposizione a interferenze normative e politiche esterne.

 

Che cos’è la sovranità cyber europea

La sovranità cyber europea rappresenta la possibilità per l’Unione Europea di esercitare pieno controllo normativo, tecnologico e giuridico sulla propria infrastruttura digitale. Significa non solo stabilire regole comuni, ma anche garantire che dati, servizi e tecnologie critiche siano gestiti da operatori che ricadono sotto un quadro legislativo europeo, immune per quanto possibile dai poteri extraterritoriali di Paesi terzi.

Questo modello si fonda su un’architettura normativa articolata, tra cui:

Insieme, queste norme definiscono un ecosistema di requisiti, controlli e responsabilità che rendono la tecnologia non solo più sicura, ma anche più trasparente e verificabile. È la base su cui costruire un’autonomia tecnologica effettiva e duratura.

 

Perché la sovranità cyber è strategica per le aziende

Per organizzazioni pubbliche e private, la sovranità cyber non è una questione astratta, ma un tema operativo e strategico. Dipendere da tecnologie extra UE comporta rischi significativi. Alcuni sono tecnologici (vulnerabilità difficili da verificare, supply chain opache), altri operativi (lock-in verso pochi fornitori globali), altri ancora geopolitici (interferenze, pressioni, restrizioni normative). Ma i rischi più immediati sono spesso quelli giuridici: alcune normative straniere, infatti, consentono la richiesta di accesso ai dati anche se questi sono fisicamente collocati nell’Unione Europea.

L’Europa affronta inoltre un problema sistemico: la carenza di competenze specialistiche in cybersecurity. La mancanza di esperti e la scarsa diffusione di programmi formativi impediscono a molte organizzazioni di implementare adeguatamente gli obblighi previsti dalla Direttiva NIS2. Questo genera quello che viene definito deficit di sovranità operativa: anche una buona normativa, senza competenze adeguate, non produce sicurezza reale.

Soluzioni sviluppate in Europa, progettate per essere pienamente conformi al quadro normativo europeo, riducono la complessità della governance del rischio e facilitano la gestione della sicurezza nel lungo periodo.

 

I rischi delle soluzioni di cybersecurity extra UE

Vediamo, quindi, come affidarsi a soluzioni extra UE espone le organizzazioni pubbliche e private a una serie di rischi strutturali che vanno oltre i meri aspetti tecnici.

Cybersecurity rischi delle soluzioni extra UE

1) Conformità: le tecnologie sviluppate fuori dallo spazio normativo europeo non sono progettate nativamente per rispettare le regole dell’Unione, che includono standard stringenti su protezione dei dati, gestione del rischio, sicurezza del software e responsabilità del produttore. Questo significa che l’onere dell’adeguamento ricade interamente sulle organizzazioni, aumentando complessità, costi e possibilità di non conformità involontarie.

2) Scarsa trasparenza: molte soluzioni extra UE non forniscono una visibilità completa sulle componenti software utilizzate, né sulle dipendenze della supply chain. L’assenza di strumenti strutturati come le componenti del software rende difficile valutare l’affidabilità delle tecnologie adottate, monitorare le vulnerabilità e verificare eventuali compromissioni. In uno scenario caratterizzato da cicli di aggiornamento sempre più rapidi, questa mancanza di possivilità di controllo può trasformare anche un problema marginale in un rischio sistemico.

3) Prossimità e responsabilità: quando i dati o i servizi sono collocati in Paesi sotto ordinamenti giuridici diversi da quello europeo, entrano in gioco normative che possono imporre l’accesso ai dati anche a distanza, indipendentemente dalla volontà del fornitore. Questo genera un corto circuito legale che può compromettere la sicurezza operativa e violare i principi europei di tutela dei dati. Inoltre, in caso di incidente, la distanza giuridica e operativa rende più complessa la gestione delle crisi, riduce la capacità di intervento immediato e limita la trasparenza verso le autorità competenti.

4) Maggiore rischio di vulnerabilità: affidarsi a un ecosistema tecnologico non europeo significa contribuire a una filiera di sicurezza digitale meno controllabile e spesso meno resiliente. La produzione hardware e software extra UE si basa su supply chain distribuite in più Paesi, con livelli di supervisione eterogenei e talvolta poco trasparenti. Questo non solo aumenta il rischio di vulnerabilità difficili da intercettare, ma ostacola anche la possibilità di sviluppare un sistema industriale europeo competitivo, basato su standard elevati e su una governance condivisa.

Le soluzioni extra UE possono apparire convenienti o immediate, ma comportano una serie di rischi che incidono direttamente sulla conformità, sulla trasparenza, sulla gestione degli incidenti e sulla costruzione di un ecosistema digitale solido. Rischi che diventano ancora più rilevanti in un’epoca in cui la sicurezza non è più un componente tecnico, ma un vero e proprio asset strategico per la tenuta economica e istituzionale dell’Europa.

 

I vantaggi delle soluzioni europee di cybersecurity

Le soluzioni europee offrono quattro vantaggi fondamentali che rispondono direttamente alle esigenze di sovranità digitale dell’Unione Europea e, allo stesso tempo, ai bisogni operativi di aziende e pubbliche amministrazioni. Si tratta di benefici concreti che incidono sulla sicurezza quotidiana, sulla gestione del rischio e sulla capacità delle organizzazioni di mantenere il controllo effettivo sui propri dati.

Cybersecurity europea 4 vantaggi strategici (1)

1) Conformità normativa nativa: le tecnologie sviluppate all’interno dell’Unione Europea sono progettate sin dall’inizio per rispettare i requisiti europei in materia di protezione dei dati, sicurezza delle reti e responsabilità dei produttori. Ciò significa che, a differenza delle soluzioni provenienti da Paesi extra europei, non richiedono costosi e complessi adattamenti successivi. Partono già in linea con le normative europee più stringenti, riducendo il rischio di non conformità e semplificando il lavoro di audit e verifica.

2) Trasparenza e verificabilità: le soluzioni europee, grazie agli obblighi normativi che richiedono la fornitura di una Software Bill of Materials, permettono di conoscere con precisione la composizione del software, comprese le librerie open source e le componenti di terze parti. Questo livello di visibilità consente di identificare più facilmente vulnerabilità note, di gestire gli aggiornamenti in modo rapido ed efficace e di avere un controllo reale sulla supply chain digitale, un aspetto spesso molto meno trasparente nelle soluzioni extra UE.

3) Prossimità, l’interoperabilità e la accountability: i fornitori europei operano all’interno dello stesso quadro giuridico delle organizzazioni che servono, garantendo una gestione più tempestiva degli incidenti, una responsabilità chiara verso le autorità competenti e l’assenza di rischi legati a regimi extraterritoriali potenzialmente invasivi. L’Europa sta inoltre investendo in un sistema di risposta coordinata agli incidenti, che rafforza la capacità dell’Unione Europea di mantenere il controllo operativo anche in situazioni critiche.

4) Ecosistema europeo sicuro e autonomo: ultimo, ma non meno importante, gli investimenti strategici UE nello sviluppo di semiconduttori, infrastrutture critiche, software sicuri e tecnologie emergenti stanno creando una filiera industriale più forte, trasparente e competitiva. Questa evoluzione riduce la dipendenza da tecnologie non europee, aumenta la resilienza del mercato interno e prepara le organizzazioni ad affrontare sfide future come la sicurezza nell’era dei computer quantistici.

Le soluzioni europee non rappresentano quindi solo un’alternativa nel panorama della cybersecurity: costituiscono un percorso strutturato verso una maggiore autonomia tecnologica, una sicurezza più solida e una competitività globale che si fonda su trasparenza, responsabilità e controllo operativo.

 

Linee guida per le aziende nella scelta di soluzioni UE

La migrazione verso soluzioni europee richiede un approccio graduale, pragmatico e sostenibile. Il primo passo è adottare criteri di procurement che valorizzino la trasparenza e la provenienza verificabile delle tecnologie/servizi di interesse, seguendo criteri precisi invece di basarsi su valutazioni generiche o solo economiche.

Un altro elemento fondamentale è l’investimento nelle competenze interne. Non è realistico cercare profili “perfetti” o professionisti in grado di coprire ogni ambito. Ciò che serve davvero è costruire una cultura aziendale della sicurezza, definire responsabilità chiare e sostenere percorsi di formazione continua. Solo così le organizzazioni possono trarre pieno vantaggio dall’adozione di soluzioni conformi al quadro normativo europeo.

Nuova call-to-action

Nel medio-lungo periodo, scegliere tecnologie europee contribuisce non solo alla sicurezza dell’organizzazione, ma anche allo sviluppo di un mercato più competitivo, meno frammentato e capace di sostenere la sovranità digitale dell’Unione Europea. Ogni scelta tecnologica compiuta dalle aziende europee è un tassello nella costruzione di un ecosistema più solido e indipendente.

 

La visione di Cyberoo: la cybersecurity europea in Europa

La nostra visione della cybersecurity è pienamente allineata al principio della sovranità digitale europea: la sicurezza non è una somma di tecnologie, ma un sistema integrato in cui strumenti evoluti, competenze specialistiche e processi strutturati lavorano insieme per garantire protezione reale e continuativa. Supportiamo le organizzazioni con servizi avanzati che combinano tecnologia, capitale umano qualificato e metodologie operative, creando un ecosistema adattivo capace di affrontare in modo efficace e coerente le sfide del panorama cyber europeo.

In quanto realtà interamente italiana ed europea, con presenza diretta sul territorio, operiamo in piena prossimità dei nostri clienti. Questo ci permette di garantire continuità, stabilità e responsabilità diretta, elementi sempre più strategici in un contesto in cui dipendere da fornitori extra UE espone a rischi normativi, geopolitici e operativi. La nostra indipendenza da grandi vendor internazionali ci consente un approccio realmente agnostico: scegliamo e integriamo le tecnologie più adatte, senza vincoli commerciali e con l’unico obiettivo di rispondere alle esigenze specifiche delle organizzazioni europee.

Crediamo che il futuro della sicurezza informatica passi dalla costruzione di un ecosistema europeo forte, trasparente e affidabile. Per questo promuoviamo con orgoglio un modello basato su prossimità, interoperabilità e accountability, fornendo servizi all’altezza delle sfide presenti e future. Insieme, possiamo contribuire a un’Europa più resiliente e autonoma, in cui tecnologia e servizio lavorano in armonia per proteggere continuità operativa e asset critici: i pilastri indispensabili per affrontare con resilienza le sfide attuali e future.

Di Luca Bonora – Cybersecurity Evangelist, CYBEROO

 

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Q&A: Domande frequenti sulla sovranità cyber europea

Perché oggi si parla tanto di sovranità cyber europea?

Perché le minacce informatiche e le tensioni geopolitiche stanno mostrando quanto sia rischioso dipendere da tecnologie sviluppate sotto giurisdizioni straniere. La sovranità cyber europea punta a garantire che dati, infrastrutture e servizi critici restino sotto controllo europeo, riducendo vulnerabilità e interferenze esterne.

Quali rischi comportano le soluzioni di cybersecurity extra UE?

Le tecnologie extra UE possono essere soggette a leggi straniere che permettono l’accesso ai dati, anche se conservati in Europa. Offrono minore trasparenza sulla supply chain, generano lock-in verso pochi fornitori globali e rendono più complessa la gestione degli incidenti, con un impatto diretto su sicurezza, conformità e continuità operativa.

Perché scegliere soluzioni europee offre vantaggi concreti?

Perché sono progettate fin dall’inizio secondo le norme europee, garantiscono maggiore trasparenza sulle componenti software, permettono una gestione degli incidenti più vicina e responsabile e si inseriscono in un ecosistema tecnologico europeo in forte crescita. Riducono i rischi e offrono un controllo solido su dati e infrastrutture.

Come possono le aziende iniziare a migrare verso soluzioni europee?

Partendo da scelte di acquisto più consapevoli: richiedere trasparenza sui componenti, verificare la localizzazione dei dati, privilegiare tecnologie progettate con criteri europei e investire nella formazione interna. La migrazione è graduale, ma rafforza sicurezza, conformità e indipendenza nel lungo periodo.

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