La resilienza informatica è uno dei temi su cui l’Unione europea si sta muovendo con più slancio e urgenza in termini di cybersecurity. Ciò non stupisce se si considera l’importanza che i processi e gli strumenti digitali ormai rivestono nella vita quotidiana di tutti i cittadini, a prescindere che ci si confronti con il mondo cyber in veste di consumatori, lavoratori, imprenditori o amministratori pubblici.
Data l’estrema interconnessione delle reti, delle applicazioni e delle piattaforme di gestione dei dati, la paralisi di un singolo sistema – dovuta a un attacco esterno o a un più banale incidente IT – può generare un blackout molto più esteso, portando potenzialmente a interruzioni di intere filiere.
Concretamente, l’Unione europea sta cercando di aumentare la resilienza informatica con due framework normativi.
Quali ambiti ricoprono i due framework, e perché possono essere considerati complementari? Vediamo le differenze nel dettaglio.
L’obiettivo principale del Cyber Resilience Act è quello di affrontare il problema dell’inadeguatezza delle misure di sicurezza informatica in un’ampia gamma di prodotti disponibili sul mercato.
A tal fine, il CRA stabilisce un quadro completo per i requisiti di cybersecurity dei “prodotti con elementi digitali”, definendo gli obblighi di cybersecurity per hardware e software, tra cui apparecchi IoT e sistemi operativi.
Il CRA impone inoltre valutazioni di sicurezza, procedure di gestione delle vulnerabilità e comunicazione agli utenti di informazioni rilevanti per la sicurezza. Infine, le organizzazioni devono fornire aggiornamenti di sicurezza tempestivi lungo l’intero ciclo di vita del prodotto.
L’UE sta dunque compiendo progressi significativi nell’affrontare le minacce – sempre più estese – rivolte al mondo digitale, e lo sta facendo attraverso l’attuazione della strategia di cybersecurity pubblicata dalla Commissione europea nel 2020.
Ciascuna delle iniziative finora avviate mira a rafforzare le pratiche di cybersecurity e a migliorare la resilienza informatica in tutti i settori agendo su ambiti specifici pur mantenendo un approccio integrato.
La missione dell’UE, in questo senso, può essere schematizzata in 5 takeaways.
È chiaro, dunque, come rispettare normative come il Cyber Resilience Act e la Direttiva NIS2 non sia semplicemente una questione di sanzioni da evitare, ma un tassello chiave per assicurarsi una pronta risposta in caso di incidente informatico andato a segno. La conformità aziendale a queste regolamentazioni fornisce una struttura solida per reagire dinanzi a minacce sempre più sofisticate.
In quest'ottica, un servizio di Managed Detection and Response (MDR) fa la differenza: oltre a monitorare costantemente le reti per identificare e rispondere rapidamente agli attacchi, fornisce anche un livello di protezione proattivo, supportando le imprese nel mantenere la continuità operativa e minimizzare l'impatto delle violazioni.