L'approccio alla sicurezza Zero Trust è – come indica chiaramente l'espressione anglosassone – una filosofia di cybersecurity che si basa sul concetto secondo cui le organizzazioni, per principio, non dovrebbero fidarsi di nessuno.
Si tratta di una regola assoluta: sicurezza Zero Trust significa non considerare affidabili nemmeno gli utenti interni o i dispositivi registrati e riconosciuti come sicuri. Il modello, teorizzato originariamente da Forrester Research nel 2010, si basa essenzialmente sull’assunto per cui le minacce possono provenire sia dall'interno che dall'esterno dell'organizzazione e che, per questo, è necessario monitorare e verificare ogni accesso a qualsiasi asset aziendale.
Semplificando, i principi chiave della sicurezza Zero Trust, sono tre.
Con la sicurezza Zero Trust, pertanto, la diffidenza si fa non solo istituzione, ma anche strategia, incardinando tutti i processi di cybersecurity e ridisegnando l'architettura IT secondo i principi appena evidenziati. Dal punto di vista prettamente tecnologico, la Zero Trust può essere definita come un'architettura di sicurezza costruita per ridurre la superficie di attacco di una rete, impedire il movimento laterale delle minacce e ridurre il rischio di violazione dei dati.
Sono cinque i pilastri che compongono l'architettura Zero Trust, e sono stati definiti per la prima volta dalla Cybersecurity and Infrastructure Security Agency degli Stati Uniti per illustrare le capacità che le agenzie governative e, in generale, tutte le tipologie di organizzazione dovrebbero sviluppare nelle loro strategie di sicurezza. Più nel dettaglio, si parla di cinque aree di intervento, ciascuna corredata da azioni specifiche.
Attenzione però: la sicurezza Zero Trust è ben più della mera somma delle soluzioni e delle metodologie necessarie a implementare controlli di identità dell'utente, processi di segmentazione e procedure di accesso sicuro. È, a tutti gli effetti, un approccio olistico alla cybersecurity, volto a creare un vero e proprio ecosistema di sicurezza a 360 gradi.
Uno dei principali benefici generati dall'approccio Zero Trust è, come intuibile, la protezione potenziata per quanto riguarda i dati sensibili aziendali. Poiché ogni richiesta di accesso viene valutata singolarmente attraverso la verifica continua dell'identità dell'utente e del dispositivo, le organizzazioni possono ridurre il rischio di violazioni della sicurezza causate involontariamente.
Senza dimenticare che una strategia di sicurezza Zero Trust è capace di migliorare il livello di compliance normativa – si pensi alla Direttiva NIS2 - poiché le organizzazioni riescono a documentare con sempre maggiore precisione le azioni intraprese per conformarsi alle linee guida e i regolamenti relativi alla data protection.
A questi benefici si aggiunge il maggiore grado di visibilità e controllo sull'ambiente IT. Dato che tutte le attività degli utenti e dei dispositivi vengono tenute sotto controllo e analizzate in real time, le organizzazioni possono identificare rapidamente le minacce e rispondere in modo via via più efficace.
Infine, la Zero Trust può aiutare le organizzazioni a ridurre i costi legati alla gestione della cybersecurity, permettendo di consolidare le soluzioni di sicurezza e limitando l’ingerenza di violazioni che impattano direttamente sulle finanze aziendali.